venerdì 16 marzo 2012

GLI ITALICI FANTI DI MARINA

 PER RICORDARE I NOSTRI DUE MARO' PRIGIONIERI IN INDIA IN BARBA AL DIRITTO INTERNAZIONALE 

(FONTE WIKIPEDIA)
Il Reggimento "San Marco" è un'unità militare di fanteria di marina in forza allaMarina Militare Italiana. Costituisce insieme al Reggimento Lagunari "Serenissima", in forza all'Esercito Italiano, la Forza di Proiezione dal Mare.
Dalle sue fila provengono i reparti speciali del Comando subacquei ed incursori, la componente anfibia delle Forze Armate Italiane.
Il loro motto, Per Mare, Per Terram, fu adottato anche dai Royal Marines.

Nel corso dei decenni gli uomini del San Marco, detti "marò" anche dai suoi stessi membri[1] ed in modo molto diffuso (anche se per alcuni questo termine ha origini non proprio laudative), sono stati di volta in volta organizzati come Battaglione,Reggimento o Brigata. Oggi fa parte della Forza da sbarco della Marina Militare, insieme al Reggimento "Carlotto", con cui condivide parte della sua sIl Reggimento "San Marco" è un'unità militare di fanteria di marina in forza alla Marina Militare Italiana. Costituisce insieme al Reggimento Lagunari "Serenissima", in forza all'Esercito Italiano, la Forza di Proiezione dal Mare.
Dalle sue fila provengono i reparti speciali del Comando subacquei ed incursori, la componente anfibia delle Forze Armate Italiane.
Il loro motto, Per Mare, Per Terram, fu adottato anche dai Royal Marines.

La storia

Le origini settecentesche e il Risorgimento

Le origini dell'unità risalgono al 1713, quando Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e neo-insediatosi re di Sicilia, istituì il Reggimento La Marina, un reparto composto da marinai della Squadra Navale.
Il Reggimento La Marina, per primo entrò in Sicilia, per consegnare la regione al nuovo Re dopo che questi l'aveva ottenuta come regno dalla Spagna, a titolo di conquista, con la firma del trattato di Utrecht.
Dal 1792 al 1796 il Reggimento combatté contro le forze napoleoniche in Liguria, ottenendo grandi meriti nella difesa di Oneglia, nonostante alla fine la guerra risultasse persa.
Il 26 gennaio 1815 il Reggimento La Marina venne ampliato, diventando Brigata di Marina: al reggimento di marinai si aggiungeva un reggimento di fanteria. Con questa composizione, la formazione partecipò nel 1848 alla prima guerra di indipendenza, rendendosi onore nelle battaglie di NovaraGoitoPastrengo e Peschiera.
Venne rinominato dapprima Battaglione Real Navi, poi temporaneamente sciolto ed infine ricostituito, dietro volontà di Camillo Benso conte di Cavour, a partire dal 1861 come Fanteria Real Marina.

La battaglia di Lissa

La Re d'Italia, ammiraglia di Persano durante la battaglia di Lissa
Costituito in quest'ultima fase come una forza congiunta di due reggimenti, uno di bersaglierie uno di marina (entrambi condividevano l'addestramento e l'uniforme con quello dei bersaglieri, fatte salve le mostrine), partecipò alla terza guerra di indipendenza, distinguendosi nella battaglia di Lissa dove il 17 luglio 1866 gli uomini del reparto Real Marinaavrebbero dovuto effettuare uno sbarco con una forza di 3.000 uomini, dopo essere stati scortati in loco dalla squadra navale di 33 vascelli dell'ammiraglio Carlo Persano. Le forze di presidio sull'isola fecero ritardare lo sbarco; la flottiglia italiana, partita mancante della nuova e temutissima corazzata Affondatore, si trovò a dover attendere per ben due giorni lo sbarco, finché le si avvicinò alla squadra la flotta dell'ammiraglio Wilhelm von Tegetthoff. Durante la battaglia i fucilieri della brigata resistettero continuando a sparare dalle alberature anche quando la loro ammiraglia, la Re d'Italia venne affondata: uccisero in questo frangente oltre 80 uomini sull'ammiraglia avversaria, suscitando l'ammirazione persino di von Tegetthoff. Dopo un duro scontro, le forze italiane si ritirarono. Il reggimento fu poi schierato a Palermo per sedare la rivolta della città, subendo numerose perdite.
Il corpo venne soppresso come arma nel 1878, per volere del generale Benedetto Brin. In questi ultimi anni la brigata aveva affinato la propria identità di "truppa da sbarco". All'interno delle varie unità della Marina continuò di fatto ad esistere come specializzazione quella del "fuciliere", marinai in forza alle singole navi particolarmente abili col moschetto, ma senza che vi fosse un corpo che organizzasse queste forze.
Sulle navi principali si costituirono vere e proprie "unità speciali", che affiancavano al lavoro di marineria la capacità di combattimento a terra. Si trattava di compagnie comprendenti soldati, minatori e persino artiglierie.

Operazioni internazionali

Nel 1879 questi fanti di marina combatterono in Tunisia, e nel 1889 furono impiegati sull'isola di Creta. Nel 1900 un contingente della Fanteria "Real Marina" fu dispiegato in Cina, per contribuire a contrastare la rivolta dei Boxer.
Gli uomini del contingente operarono in un gruppo di forze internazionali alla guida del sottotenente di vascello Ermanno Carlotto, cercando di mantenere aperti i collegamenti tra Tien-Tsin e Pechino. Il 27 giugno 1900 il sottotenente Carlotto periva per via di ferite di combattimento, e la caserma cinese delle forze italiane venne a lui intitolata. Il 14 agosto le forze internazionali marciarono su Pechino, scacciando i rivoltosi, e nell'autunno la forza militare era già sufficientemente attestata per costituire un governo provvisorio.
In cambio dell'intervento l'Italia ottenne dal 1902 una concessione commerciale. Inoltre, all'Italia veniva riconosciuto il diritto ad avere una legazione a Pechino, la concessione di Tientsin, nel forte di Shan hai kwan. Inoltre, le venne concesso l'uso del porto di Ta ku. Carlotto fu insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare, e il suo nome fu assegnato ad una cannoniera, impiegata anch'essa più di vent'anni dopo nel teatro cinese.
Nel 1911 i reparti di fanteria di marina furono schierati in Grecia, attaccando dalle motosiluranti nella baia di Prevesa, ed in Libia, con l'ordine di bloccare le coste, fatto che diede inizio al conflitto italo-turco. I 1605 uomini della fanteria del mare sbarcarono a Tripoli al comando del capitano di vascello Umberto Cagni, dopo che la città era stata colpita da un fuoco di artiglieria navale.
Vennero presi i principali porti dell'area. Il 4 ottobre 1911 fu conquistata Tobruch, il giorno successivo Tripoli, il 18 ottobre DernaBengasiseguì dopo due soli giorni, e Homs il giorno subito dopo. Finita la serie di conquiste, pagate a caro prezzo, il battaglione venne rilevato dalle forze del Regio Esercito, che proseguirono la conquista dell'area.

La prima guerra mondiale [modifica]

Nel 1915 viene costituita in via non ufficiale la "Brigata Marina", un corpo composto da un reggimento di tre battaglioni di fucilieri (poi aumentati a cinque), e da un'unità di artiglieria. La Brigata non era costituita ufficialmente, per cui non era dotata di bandiera di combattimento. Già nel giugno di quell'anno una compagnia di marina teneva la città di Grado, mentre il "Gruppo Amalfi" (255 uomini scelti tra i superstiti incrociatore Amalfi, affondato da un sommergibile austriaco il 7 luglio 1915) affiancava bersaglieri e fanteria dell'XI Corpo d'armata schierato sul Carso.
Nell'ottobre 1915 fu costituito il primo nucleo delle rinnovate forze di Marina, un gruppo di 100 pezzi d'artiglieria di calibro misto chiamato "Raggruppamento Artiglieria Marina", e facente parte formalmente del VII Corpo d'armata.
Durante la prima guerra mondiale, le truppe a Grado vennero rinforzate nel 1916 a mille uomini, costituendo 4 reparti che avrebbero dovuto rilevare i reparti dell'Esercito e della Guardia di Finanza richiamati al fronte. Il 5 novembre 1917, dopo Caporetto, la Marina costituì una compagnia di fucilieri di marina per controllare Cortellazzo, la laguna veneta e Venezia.
La Brigata fu impegnata nella difesa di Venezia, città che subì diversi attacchi dagli austriaci con assalti via mare e via terra. Vista l'importanza strategica della città, e il grande pericolo che correva, vennero raccolti alla difesa tutti i marinai distaccati nella zona di Venezia, per costituire una brigata di fucilieri di marina, che mantenne il nome di "Brigata Marina". Tre battaglioni di fucilieri (MonfalconeGrado eCaorle) ed uno di artiglieria vennero raccolti in un reggimento, che si trovò subito ad essere impegnato in battaglia.
Dopo i primi scontri sostenuti dal Monfalcone, un quarto battaglione venne aggregato al reggimento, composto da marinai provenienti daMessina e La Spezia, col nome di Golametto. In questa occasione l'addestramento dei fucilieri, per quanto sinora svolto solo in via informale dopo lo scioglimento del reparto ufficiale, si rivelò provvidenziale e i soldati italiani ricacciarono più volte in mare i determinati soldati austriaci.
Tra il 1917 e il 1918, sul Piave, il reggimento subì numerose perdite: 384 caduti e più di 1.500 feriti e mutilati. Il coraggio e la forza degli uomini impiegati in quelle battaglie però divenne leggendario, poiché il reggimento non ebbe alcun prigioniero né dispersi, e al contrario riuscì a catturare 1268 soldati nemici. Queste eroiche imprese vennero coronate da 584 ricompense al valore militare agli uomini del reggimento, da una croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia e da una Medaglia d'Argento al alla Bandiera, 42 promozioni per meriti e da 19 citazioni in Bollettini del Comando Supremo.
Dal 9 aprile 1918 il Monfalcone, reintitolato ad Andrea Bafile, prima medaglia d'oro del reggimento, venne dislocato sul Piave insieme ad un altro battaglione, il quinto, denominato Battaglione Navi.

Nasce il San Marco [modifica]

Con la fine del conflitto, vennero riconosciuti i meriti della Brigata Marina, che nel 1918 ricevette finalmente la bandiera di combattimento. A partire dal 17 marzo 1919, con decreto di Vittorio Emanuele III di Savoia la Brigata fu costituita come Reparto di Fanteria di Marina.
Venezia, memore del valore mostrato da quegli uomini nel proprio territorio, su volontà del sindaco Filippo Grimani donò al reparto il nome diSan Marco (dal 25 marzo 1919), patrono della città, ed il proprio stemma, il leone alato (dall'aprile successivo). Nacque così ufficialmente ilSan Marco.
Con queste parole si relazionò al re l'udienza con la quale avvenne con decreto la nascita del Reggimento:
«  Ministero della marina, Relazione a S.M. del 17 marzo 1919.
Allorquando, alla fine dell'anno 1917, la minaccia nemica tragicamente incombeva su Venezia, un battaglione di marinai, rapidamente costituito coi reparti che ebbero già a presidiare le città di Grado e di Monfalcone, accorse alla difesa del basso Piave.
Ben presto il battaglione, per incessanti proffertie volontarie di capi e gregari, divenne reggimento e come tale ha scritta la sua pagina di storia gloriosa arrossando col migliore sangue gli acquitrini che vanno da capo Sile a Cortellazzo.
Sire.!
è storia di ieri, ma scritta con caratteri d'oro, il modo superbo con cui il reggimento marina ebbe a opporre un argine alla tracotanza avversaria superando ostacoli che parevano insormontabili tra i più grandi disagi di un terreno, dove, all'insidia del nemico, si aggiungeva quella della natura.
Sire!
Venezia "sempre memore" ha voluto e chiesto a mezzo del primo magistrato, che al fatidici nome di "San Marco" si intitolasse il Reggimento Marina, consacrando così il suo sentimento d'amore e di riconoscenza verso gli eroi che hanno protetto, colla sua esistenza, la sua bellezza immortale.
Sire!
A tale voto non ho potuto a meno di aderire e perciò che, sicuro di interpretare anche i sentimenti dell'animo della maestà vostra, sottopongo alla sua augusta firma, l'unito decreto che varrà a tramandare alla storia con il nome "San Marco" il Reggimento Marina.
Firmato: Del Bono
per copia conforme
il capo dell'Uff. Leggi e Decreti
Bozzi »
All'inizio del 1925 il San Marco ritornò in Cina, a Tientsin, per tutelare il territorio in concessione ai residenti italiani, dove avevano sede numerosi interessi commerciali dello stato nell'area orientale. I 300 fucilieri (su 1500 totali) vennero ospitati nella Caserma "Carlotto", andando a costituire il Battaglione Italiano in Cina. I soldati della concessione organizzarono persino una squadra di calcio, grazie alla presenza tra i soldati di alcuni ex giocatori: la squadra era considerata quasi al livello di una nazionale[2].
Nel 1936 il San Marco fu impegnato su diversi fronti: contro l'impero Etiopico, a Tangeri e nello sbarco in Albania (1939). Il reggimento ebbe un ruolo di primissimo piano nelle campagne coloniali italiane e nella seconda guerra mondiale, venendo impiegato sia nell'Egeo che in Africa, partecipando anche alla difesa di Tobruch.

La seconda guerra mondiale [modifica]

Già dal 15 agosto 1939 il reggimento venne mobilitato: il 1º settembre Hitler invase la Polonia: vennero richiamati i riservisti, il contingente cinese fu rafforzato e il grosso del San Marco venne radunato a Pola, dove venne ristrutturato dal 1940 come reggimento composto da due battaglioni (Grado e Bafile).
Nel novembre 1942 le forze della fanteria di marina occuparono la Corsica e Tolone, per contrastare le forze della Francia Libera passate sotto il controllo alleato.
Durante tutta la guerra il reparto, talvolta operando abbastanza strettamente con la nota X MAS, fu davvero un reparto di primo ordine al servizio di Supermarina. Dal 10 gennaio 1943 il reggimento venne di nuovo riorganizzato in sette battaglioni: GradoBafileTobruchCaorle, i classici reparti puri di fanteria da sbarco, a cui si aggiungevano i reparti speciali "Reparto Mobile Milmart - Centurione Porcelli" (artiglieria marittima), plotone "G" (genieri) e il plotone "N.P" (nuotatori-paracadusti). Il Battaglione Bafile non era l'originale del 1918: dopo la battaglia di Tobruch il Bafile, che si era particolarmente distinto nella lotta contro gli inglesi, venne rinominato per l'appunto Tobruch, e il nome fu ripreso per un nuovo battaglione costituito nel 1942.

Le operazioni in Libia

Nell'autunno 1941, dopo una lunga stasi operativa, in previsione dell'offensiva il Comando Sup. Forze Armate in Africa Settentrionale, richiese con urgenza l'invio di truppe scelte dall'Italia, per impiegarle in missioni di sabotaggio oltre le linee nemiche, allo scopo di scompaginare il sistema di rifornimento nemico. Alla richiesta fu interessata anche la Marina che il 6 novembre decise di trasferire in Cirenaica tre compagnie del San Marco.[3]
Il 10 novembre fu costituito il cosiddetto III Btg. San Marco in Africa Settentrionale, forte di 536 uomini. Il 18 novembre il San Marco s'attestò nel settore costiero tra Alba Fiorita e Ras Hilal, del quale il Btg. doveva assumere la difesa e nel contempo dedicarsi ad un rapido addestramento. Lo stesso giorno doveva iniziare l'operazione "Crusader" da parte dei britannici per cui l'Asse dovette rinunciare a propositi offensivi. Il San Marco a questo punto dovette essere subito trasformato in reparto di linea. Vinta la battaglia di Bir El Gobi, l'8 dicembre gli inglesi raggiunsero e superarono Tobruch, avanzando con celerità verso ovest la linea difensiva Italo-Tedesca dovette ripiegare sul confine tra la Cirenaica e Sirtica.
Il 21 gennaio 1942 il Gen. Erwin Rommel, che nel frattempo aveva riordinato le proprie forze, pensò alla controffensiva. Il San Marco fu tra i primi ad avanzare: raggiunse Agedabia il 22 e si schierò a difesa con fronte verso nord. Nella notte del 25 gennaio fu raggiunta Antelat, località di strategica importanza. Nel prendere possesso della zona il Btg. dovette affrontare duri scontri che causarono perdite, seppure lievi. La sosta ad Antelat, più lunga del previsto, doveva contrassegnare un periodo particolarmente disagiato nella vita del San Marco che, disposto a caposaldo in pieno deserto si trovava ben lontano dal fronte (Bengasi era stata riconquistata il 29 gennaio).
Il 7 marzo il Btg. fu trasferito a Bengasi, per assumere la sorveglianza del porto e la difesa esterna della piazzaforte. L'11 maggio, su richiesta dello stesso Rommel, il San Marco fu trasferito prima nel Golfo di Bomba, alle dipendenze dell'Afrika Korps e poi al X Corpo d'armata, si sposto per difendere la pista di Tmimi su cui transitavano i rifornimenti per le colonne avanzanti. Nella notte del 15 giugno i capisaldi tenuti dagli uomini del San Marco furono attaccati da forze corazzate e motorizzate inglesi, che tentavano di rompere l'accerchiamento. L'attacco fu respinto e furono catturati due Bren Carrier in perfetta efficienza. Quando ormai era prossima la caduta di Tobruch, in mano ancora inglese, il Battaglione fu fatto convergere verso la piazzaforte dove entrò alla testa delle truppe occupanti. Numerose ricompense militari furono assegnate per questo ciclo operativo, tra le altre ricordiamo la M.A. alla memoria al Sgt. Agostino Sacripanti e la M.B. al Ten. E. Busca, al S.T.V. G. Campiero ed al Capo Cannoniere R. Papini.
La caduta di Tobruch poneva fine alla partecipazione delle successive azioni in Egitto ed il San Marco assumeva il servizio di sicurezza portuale e la difesa costiera.
Il 5 settembre, ad Alam el-Halfa, l'ultima offensiva dell'Asse s'infrangeva sulle difese britanniche, segnando il definitivo declino delle mire verso il Nilo. Inizialmente la controffensiva nemica non fu così massiccia ed il compito di logorare l'avversario era affidato all'aviazione, ormai padrona incontrastata dei cieli. Il Comando britannico a questo punto poneva la propria attenzione su Tobruch. Sfruttando le tecniche e le esperienze acquisite anche su altri fronti pianificò un'azione di commando, da terra e dal mare per neutralizzare definitivamente la piazzaforte. All'operazione, denominata Agreement furono destinati 600 uomini, oltre ad un incrociatore, dieci cacciatorpediniere, un sommergibile ed una ventina di motocannoniere, organizzati in cinque gruppi.
Il piano, basato sulla sorpresa, il tempismo, l'addestramento e il coordinamento delle forze partecipanti, non teneva in conto però la capacità difensiva del nemico. Gli inglesi stimavano la presenza in qualche migliaio di "low grade Italian troops" oltre a pochi tedeschi dell'artiglieria antiaerea. Erano anche previsti trucchi ed inganni, come ad esempio i due cacciatorpediniere che dovevano assumere la tinteggiatura italiana e che si sarebbero dovuti fermare dinanzi a Tobruch emettendo fumo e simulando uno sbandamento, per dare l'impressione da terra e dall'aria di essere in presenza di un'unità italiana danneggiata. L'attacco di commando avvenne durante un raid aereo, alcune batterie costiere furono neutralizzate con l'effetto della sorpresa e del trambusto degli attacchi aerei. Ma alla batteria Grasso le sentinelle si erano accorte dell'attacco e riuscirono a dare l'allarme. Reparti del San Marco passarono immediatamente all'azione arrestando le forze inglesi incontrate.
Le altre forze da sbarco britanniche trovarono la ferma resistenza degli italiani. L'opposizione del San Marco e la maggiore distanza tra il luogo di sbarco e l'obiettivo furono fatali ai Royal Marines. Il disegno britannico a questo punto era ormai chiaro, così come evidente si profilava il suo fallimento. Infatti, il cacciatorpediniere inglese Sikh impegnato a far sbarcare la seconda ondata fu preso sotto tiro dalle batterie costiere e venne ben presto neutralizzato. Gli aerei da caccia italiani, alzatisi in volo mitragliarono i natanti nemici al largo. Quando i britannici si accorsero di avere davanti un avversario deciso ad annientarli si arresero, mal dissimulando lo smacco. Tra i commenti di un ufficiale italiano ai prigionieri catturati, alcuni dei quali in divisa tedesca, "siete un magnifico gruppo di banditi in uniforme"[4] Il fallimento dell'operazione "Agreement" costò agli inglesi mezzo migliaio di uomini, oltre a quelli delle navi affondate, a fronte di 15 italiani morti, di cui 5 del Battaglione San Marco.
Il Battaglione ebbe la citazione nel Bollettino del Comando Supremo e pochi giorni dopo esso fu autorizzato a mutare il nome da III Btg. San Marco in Africa Settentrionale in Battaglione Tobruch. L'offensiva del Maresciallo Bernard Law Montgomery, ormai inevitabile, iniziò ad El Alamein nella notte del 23 ottobre 1942. Dopo la tenace resistenza iniziale, l'Armata dell'Asse avviò la graduale ritirata dall'Egitto verso laLibia. Con gli altri ripiegarono anche i nuclei avanzati del San Marco dislocati a Marsa Matruch (Reparto Gamma). Il 7 novembre iniziò lo sgombero della stessa Tobruch, ad eccezione del Btg. Tobruch del San Marco che rimase in funzione di retroguardia. Nella notte del 22 il San Marco lasciò la Libia per attestarsi in Tunisia. Si concluse così la campagna di Libia, alla quale aveva partecipato per 14 mesi ed aveva lasciato sui campi di battaglia il 12% delle sue forze.
Le forze del reggimento, rimaste compatte e schierate fino all'ultimo nonostante le ingenti perdite ed essere state letteralmente annientate nell'attacco alleato, furono le ultime ad arrendersi. La bandiera del reggimento San Marco fu l'ultima bandiera militare dell'Asse ad abbassarsi in Africa, due giorni dopo la resa dell'Heeresgruppe Afrika di Hans-Jürgen von Arnim. Il generale tedesco Jürgen von Armin, successore diRommel a capo dell'Afrika Korps, affermò che il San Marco aveva i migliori soldati che avesse mai comandato in Tunisia.
Per via di questa sconfitta saltò la prevista conquista di Malta, che avrebbe visto il San Marco impegnato con la Forza Navale Speciale, insieme ai paracadutisti della Folgore e ai battaglioni da sbarco della MVSN.

Dopo l'armistizio [modifica]

L'8 settembre 1943 con la firma dell'armistizio il reggimento si unì formalmente alle forze alleate, partecipando alla guerra di liberazione.

Nella RSI [modifica]

Nella Repubblica Sociale Italiana la 3ª Divisione granatieri, formata il 1º dicembre 1943 nel campo di addestramento di Grafenwhor in Germania, venne rinominata il 20 aprile 1944 come 3ª Divisione di fanteria di marina "San Marco". Era formata con personale dell'ex Regio Esercito reclutato tra quelli internati in Germania dopo il Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943 e da personale reclutato in Italia nel marzo-aprile 1944. A differenza del Reggimento "San Marco", che dipendeva dalla Regia Marina, la Divisione "San Marco" era parte dell'Esercito Nazionale Repubblicano, ed il suo unico labile collegamento con il "San Marco" originario era la presenza nelle sue file di circa un centinaio di volontari provenienti dal disciolto Battaglione "Caorle".
1944:Marò della Decima MAS.
La divisione, composta da 16.000 uomini e 600 ufficiali, era organizzata come segue :
  • Comando e Compagnia comando
  • 3ª Compagnia Guardia Nazionale Repubblicana ferroviaria
  • 3ª Compagnia Guardia Nazionale Repubblicana stradale
  • 3ª Sezione Guardia Nazionale Repubblicana (polizia militare)
  • 3ª Compagnia controcarro
  • III Gruppo rifornimenti
  • III Battaglione trasporti
  • III Battaglioni pionieri
  • III Gruppo collegamenti
  • III Gruppo esplorante
  • III Battaglione complementi
  • 5º Reggimento fanteria di marina, su:
Comando e Compagnia comando
I, II e III Battaglione
  • 6º Reggimento fanteria di marina, su:
Comando e Compagnia comando
I, II e III Battaglione
  • 3º Reggimento di artiglieria alpina, su:
Comando e batteria comando
I, II, III e IV Gruppo artiglieria
Duramente addestrata da ufficiali italiani con supervisione germanica fino al luglio dello stesso anno, essa andò a costituire una delle quattro divisioni di cui era composto l'esercito della Repubblica Sociale Italiana, assieme alla "Italia", la "Littorio" e la "Monterosa".
Dopo la consegna della bandiera del reggimento (18 luglio 1944), la divisione tornò in Italia via ferrovia in agosto e fu in gran parte schierata inLiguria per contrastare un possibile sbarco alleato.
Due battaglioni della Divisione "San Marco" vennero distaccati in Garfagnana ed impiegati in combattimento in supporto del Gruppo Tattico della Divisione alpina "Monterosa" (III Battaglione del 5º Reggimento dal 15 settembre 1944, e II Battaglione del 6º Reggimento dal novembre 1944). I due battaglioni tornarono alle dipendenze della divisione a fine marzo 1945.
Il 23 aprile 1945 la Divisione iniziò il ripiegamento, conclusasi il 30 aprile sul Ticino, come da ordine ricevuto dal Maresciallo Graziani. Essa ebbe 1.950 caduti, la metà della quale uccisi dai partigiani ad armi rese.[5]

Nella Regia Marina durante la cobelligeranza

La parte del reggimento rimasta in Cina dopo l'8 settembre 1943 ricevette l'ordine da Roma di affondare le unità navali, distruggere gli archivi ed arrendersi. La caserma venne circondata da soldati Giapponesi: caduta la difesa, gli uomini del reggimento vennero in gran parte internati in Manciuria, salvo coloro che decisero di collaborare con i Giapponesi e che furono mandati a lavorare nei cantieri navali. Molti di coloro che non accettarono la collaborazione risultarono dispersi, alla fine del conflitto.
I reparti che si aggregarono alle forze di liberazione del Regno del Sud furono ricostituiti come Reggimento "San Marco" sotto la Regia Marina nel gennaio 1944. Furono inseriti nella II Brigata del Corpo Italiano di Liberazione e a partire dal 24 settembre 1944 vennero congiunti nel Gruppo di Combattimento Folgore. Furono insigniti dell'onore di entrare per primi nella città di Venezia.
Alla fine delle ostilità, le forze da sbarco della Marina ricevettero la medaglia d'oro al valore militare, per l'eroismo mostrato in azione.

Il dopoguerra: riorganizzazioni e missioni di polizia internazionali [modifica]

Nel immediato dopoguerra (1951) i Fucilieri di Marina vennero riuniti ai Lagunari nell'unità interforze Esercito-Marina denominata Settore Forze Lagunari, e stanziati a Villa Vicentina, presso Udine. Il Settore Forze Lagunari era composto da due battaglioni, il Piave e il Marghera: i "marò" del San Marco costituivano la compagnia anfibia, i lagunari dell'esercito la compagnia autoportata. Nel novembre dello stesso anno l'unità fu di nuovo in prima linea, questa volta in una missione di pace: gli uomini del San Marco furono i tra primi a prestare soccorso agli alluvionati del Polesine.
Nel 1956 il Battaglione venne sciolto. La componente dell'esercito che costituiva il Battaglione a partire dal 1º luglio 1957 venne riorganizzata nel Battaglione Isonzo, un'unità meccanizzata (di cui un gruppo su tre anfibio) unita dopo soli due mesi nel Raggruppamento Lagunare con i battaglioni anfibi Marghera e Piave. Dal primo luglio dell'anno successivo il raggruppamento divenne Reparto Lagunare Appoggio, gettando le basi per la prossima costituzione del Reggimento Lagunari Serenissima. Alla caserma Andrea Bafile di Villa Vicentina dove aveva sede il Battaglione Isonzo, la Marina Militare inviò il personale di leva reclutato ed assegnato al gruppo 13°della Marina Militare (I Marò del Battaglione San marco) fino al secondo contingente 1963 I vertici della Marina decisero di ricostituire il San Marco come battaglione nel 1964. La base venne trasferita a Taranto, presso i Baraccamenti Cugini; dal 1972 fu spostata nel castello di Brindisi, all'interno della Stazione Navale, venendo raggruppato con la III Divisione navale, insieme a tutte le altre unità anfibie della Marina.

Le missioni all'estero

Nel 1982 il battaglione fu mandato in missione all'estero, in Libano, in missione di pace per proteggere i profughi palestinesi, perdendo in azione un operativo, Filippo Montesi.
Nel 1987 il San Marco fu presente nel Golfo Persico. Il conflitto Iran-Iraq si era esteso alle rotte commerciali del Golfo, arrivando a minacciare gli interessi commerciali dei paesi occidentali. Gli Iraniani accusarono Arabia Saudita e Stati Uniti di supportare militarmente l'Iraq, e cominciarono a colpire le navi occidentali in transito. L'Italia inizialmente non partecipò alla forza multinazionale ONU, salvo poi essere spinta ad intervenire il 3 agosto successivo dopo l'assalto iraniano alla una nave italiana Jolly Rubino.
Il 1991 vide il battaglione impegnato in ruoli di supporto nella guerra del Golfo, mentre nei due anni successivi fu presente in Somalia nella fallimentare operazione congiunta Restore Hope.
Oltre a queste missioni, il San Marco è stato presente in CossovoAlbania e in Eritrea come deterrente durante la guerra con l'Etiopia.
A partire dal 16 settembre 1996 il contingente è entrato a far parte della SILF (Spanish Italian Landing Force), una forza da sbarco congiunta italo-spagnola, attivata il 23 novembre successivo e destinata ad operare nei teatri di combattimento internazionali per conto della NATO. Il SILF è strutturato in forma di Brigata Anfibia, composta da due reggimenti di manovra, da artiglierie e armi di supporto anticarro ed antiaeree, ricognitori e demolitori, genieri, elicotteri e supporto aereo, IFV e mezzi da combattimento o assalto.
Dal 1º ottobre 1999 il reggimento è stato riorganizzato in forma di Brigata come "Forza da sbarco della Marina Militare", suddiviso in Reggimento "San Marco", Reggimento "Carlotto" e in un Gruppo mezzi da sbarco. La Forza da sbarco, forte di 2100 uomini, è comandata da un contrammiraglio: il San Marco e il Carlotto sono a loro volta comandati ognuno da un capitano di vascello.
Negli anni 2000, la forza da sbarco ha partecipato a stretta collaborazione con l'Esercito Italiano nelle missioni in Afghanistan ed in Iraq, e non ultima come forza d'entrata (in collaborazione con il Reggimento lagunari dell'Esercito) in Libano nella missione a mandato ONU UNIFIL 2.

L'organizzazione

Dettaglio della divisa del San Marco, 2 giugno 2007
Il San Marco è un'unità altamente preparata, attrezzata e organizzata. Dal 1991 è stanziato a Brindisi in una caserma intitolata a Ermanno Carlotto, l'eroe dell'impresa cinese, costruita appositamente in contrada Brancasi. Nella caserma oltre alla sede dei Fucilieri di Marina si trova il centro di addestramento dello SDI, il Servizio Difesa Installazioni; la caserma è dotata di un'area di addestramento presso le Isole Pedagne, vicino a Brindisi.
In virtù della molteplicità di competenze raccolte nel reggimento, è in grado di operare con autonomia in combattimento, sia in missioni di combattimento che nelle moderne missioni di peacekeeping. Molti marò del Reggimento San Marcopossiedono anche il brevetto di Ardito Incursore e collaborano talvolta con gli operatori del COMSUBIN.
Il reggimento San Marco, è annoverato tra le Unità di Coronamento per Operazioni Speciali (TIER 3) delle Forze speciali italiane.

Mezzi navali

Il reggimento può contare oggi su tre navi da assalto anfibio LPD costruite appositamente per il San Marco da Fincantieri: le due navi classeSan Giorgio: la San Giorgio e la San Marco e la migliorata e potenziata San Giusto (L 9894). Ogni nave può portare un intero battaglione di 300 uomini e 36 veicoli corazzati ed è inoltre dotata di una pista di atterraggio capace di ospitare tre velivoli.
Fino al 1988 il compito era svolto da due obsolete navi di costruzione Stati Uniti, la Grado e la Caorle, acquisite nel 1972, e prima ancora da due unità, sempre di origine statunitense, Etna ed Anteo, acquisite nel 1962 che avevano affiancato le vecchie unità della Classe Stromboli e che nel loro compito erano state a sua volta affiancale dalla Bafile altra unità proveniente dalla US Navy.
A poppa, le San Giorgio ospitano un bacino allagabile, che immette direttamente sul mare e consente lo sbarco rapido dei veicoli anfibi.
Per il supporto aereo il reggimento impiega elicotteri Sikorsky SH3D Sea King e Agusta-Bell AB 212, raggruppati nel reparto eliassalto già Nucleo Lotta Anfibia del 4º Gruppo Elicotteri, situato nella Stazione Aeromobili di Grottaglie.
Il supporto meccanizzato è fornito da corazzati anfibi AAV-7A1 e da veicoli da combattimento VCC-1, oltre che da altri veicoli leggeri.

Struttura

Struttura COMFORSBARC.
  • Reggimento San Marco (comandato da un capitano di vascello)
    • Reparto Comando
    • Battaglione Assalto Grado
    • Battaglione Logistico da Combattimento Golametto
    • Compagnia Operazioni Navali
    • Compagnia Operazioni Speciali Bafile

La Forza da sbarco

Le unità della Forza da Sbarco della Marina Militare sono così costituite:
  • il Reggimento San Marco, è la pedina operativa della Forza da Sbarco
    • Reparto Comando, formato dal comando di reggimento, compagnia C4 ed una Sezione speciale dedicata al coordinamento del fuoco di supporto (Sez. C.C.F.) composta da più nuclei J-FCT, squadre uniche nel loro genere per la capacità di controllare tutte le sorgenti del fuoco (Aereo, Terrestre e Navale).
    • Battaglione Assalto Grado, pedina da combattimento della Forza da Sbarco, è organizzato su un comando, plotone radio, plotone pionieri/EOD, tre compagnie assalto (ognuna con plotone comando, tre plotoni assalto e un plotone controcarro) e una compagnia armi (con plotone comando, due plotoni mortai medi, plotone mortai pesanti e plotone missili).
    • Battaglione Logistico da Combattimento Golametto, strutturato su comando, compagnia logistica, compagnia trasporti, e compagnia sanità. Provvede al sostegno logistico del battaglione Grado, e fornisce gli autisti dei vari mezzi blindati in dotazione alla forza da sbarco.
  • Il Reggimento Carlotto è invece la pedina logistica.
    • Il Battaglione Scuole Caorle si occupa della formazione di tutto il personale destinato alla Forza da Sbarco e non,
    • il Battaglione Logistico Cortellazzo si occupa delle infrastrutture della base a Brancasi, e della manutenzione di tutti i veicoli e tutti gli apparati in dotazione alla Forza da Sbarco.
  • Il Gruppo Mezzi da Sbarco invece gestisce le unità navali minori e le veloci motonavi da sbarco: il Gruppo è al comando di un capitano di fregata.

Modalità di impiego [modifica]

Il San Marco è una unità professionale e costituisce il fulcro della Forza da sbarco italiana. Sebbene recentemente non sia stato necessario svolgere operazioni per le quali il San Marco è addestrato, il Reggimento opera normalmente nei seguenti teatri operativi come testimoniato dalle operazioni effettuate:
  • Litoranei costieri, forza anfibia (Libano)
  • Montagna, territori montuosi (Kosovo, addestramento nel Nevada (USA))
  • Territori particolarmente freddi, montagna
  • Deserto o territori aridi (Afghanistan, Iraq)
  • Territori anfibi, giungla (addestramento in Africa Centrale)
Il Reggimento San Marco è l'unico reparto italiano ed uno dei pochi reparti europei a poter condurre simultaneamente ed indipendentemente (senza l'intervento di altri reparti) azioni via mare (come lo sbarco), via terra (come attacchi meccanizzati e di artiglieria) e via aerea (da truppe elitrasportate grazie ad esempio agli elicotteri in dotazione).

L'addestramento

Gli operativi del San Marco sono scelti tra i VFP4 della scuola sottufficiali della Marina Militare di Taranto.
Dopo un periodo di incorporamento di due settimane, vi è un primo corso di 4/5 settimane per la selezione degli idonei, che vengono inviati alla caserma Carlotto per il corso gestito dal Battaglione Scuole Caorle. L'addestramento prevede una prima fase di otto settimane per l'addestramento fisico, e una seconda di 12 settimane che comprende i corsi tecnici. In questa seconda fase i soldati vengono addestrati alle varie specializzazioni (mortaistamissilista, assaltatore e pioniere).
I soldati idonei prima di poter essere mandati in azione devono partecipare a due esercitazioni su scala nazionale o NATO.
Gli ufficiali sono reclutati dai Corsi Normali e Speciali del corpo di stato maggiore dell'Accademia Navale: per i Ruoli Normali si chiede al 4º anno di voler prendere la qualificazione anfibia. Terminati gli studi in accademia, previa visita medica (che si ricorda, fanno anche i volontari e i sottufficiali), si viene inviati a Brindisi per un anno ultimando la preparazione per un ulteriore anno negli USA, a Quantico Marines Base (Virginia) con gli US Marines ed i Royal Marines.
L'addestramento degli ufficiali e dei sottufficiali, in Italia e negli USA, è uno dei più duri tra le forze armate italiane insieme a quelli del Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN e del 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin".

Le tattiche

Gli assalti anfibi hanno subito una notevole evoluzione negli ultimi decenni, per via dei miglioramenti dei sistemi offensivi e difensivi.
La prima fase di un attacco prevede l'intervento di squadre DOA e RECON, rispettivamente Demolitori Ostacoli Antisbarco e Ricognitori. Questi specialisti vengono portati in zona di operazioni in modo segreto, con gommoni o elicotteri, e svolgono una prima analisi del teatro di operazioni.
Le squadre RECON forniscono al comando informazioni sull'area, mentre i DOA procedono al sabotaggio delle postazioni nemiche più pericolose. In seguito predispongono la bonifica di eventuali ostacoli antisbarco o mine, tramite esplosivi ("controcariche").
Una volta preparata la bonifica dell'area, le navi della forza di sbarco aprono il fuoco, coadiuvate dai velivoli, e i genieri fanno detonare le cariche piazzate sugli ostacoli e sulle difese. Intanto dalle San Giorgio i mezzi anfibi vengono lanciati verso la costa, attraverso il canale di sbarco aperto dai DOA.
Rispetto al passato, oggi le operazioni di sbarco si svolgono ad alta velocità, per evitare perdite dovute al lento stazionamento in mare aperto; tramite motobarche veloci si portano a terra le squadre, composte da otto uomini ognuna.
Dopo la prima ondata di fanteria anfibia, vengono sbarcati i veicoli d'assalto anfibi, che concludono la presa della testa di ponte, ed in seguito si sbarcano i corazzati pesanti e i cingolati (VCC-1) tramite mezzi da sbarco. Per ultimi vengono sbarcati i mezzi su ruote 

Corazzati
Aviazione
Vascelli

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