
PER RICORDARE I NOSTRI DUE MARO' PRIGIONIERI IN INDIA IN BARBA AL DIRITTO INTERNAZIONALE
(FONTE WIKIPEDIA)
Il loro motto,
Per Mare, Per Terram, fu adottato anche dai
Royal Marines.

Il loro motto,
Per Mare, Per Terram, fu adottato anche dai
Royal Marines.
La storia
Le origini settecentesche e il Risorgimento
Il Reggimento
La Marina, per primo entrò in
Sicilia, per consegnare la regione al nuovo Re dopo che questi l'aveva ottenuta come regno dalla Spagna, a titolo di conquista, con la firma del
trattato di Utrecht.
Dal
1792 al
1796 il Reggimento combatté contro le forze
napoleoniche in Liguria, ottenendo grandi meriti nella difesa di
Oneglia, nonostante alla fine la guerra risultasse persa.
Venne rinominato dapprima Battaglione
Real Navi, poi temporaneamente sciolto ed infine ricostituito, dietro volontà di
Camillo Benso conte di Cavour, a partire dal 1861 come Fanteria
Real Marina.

La battaglia di Lissa

La
Re d'Italia, ammiraglia di Persano durante la battaglia di Lissa
Costituito in quest'ultima fase come una forza congiunta di due reggimenti, uno di
bersaglierie uno di marina (entrambi condividevano l'addestramento e l'uniforme con quello dei bersaglieri, fatte salve le mostrine), partecipò alla
terza guerra di indipendenza, distinguendosi nella
battaglia di Lissa dove il
17 luglio 1866 gli uomini del reparto
Real Marinaavrebbero dovuto effettuare uno sbarco con una forza di 3.000 uomini, dopo essere stati scortati in loco dalla squadra navale di 33 vascelli dell'ammiraglio
Carlo Persano. Le forze di presidio sull'isola fecero ritardare lo sbarco; la flottiglia italiana, partita mancante della nuova e temutissima
corazzata Affondatore, si trovò a dover attendere per ben due giorni lo sbarco, finché le si avvicinò alla squadra la flotta dell'ammiraglio
Wilhelm von Tegetthoff. Durante la battaglia i fucilieri della brigata resistettero continuando a sparare dalle alberature anche quando la loro ammiraglia, la
Re d'Italia venne affondata: uccisero in questo frangente oltre 80 uomini sull'ammiraglia avversaria, suscitando l'ammirazione persino di von Tegetthoff. Dopo un duro scontro, le forze italiane si ritirarono. Il reggimento fu poi schierato a
Palermo per sedare la
rivolta della città, subendo numerose perdite.
Il corpo venne soppresso come arma nel
1878, per volere del generale
Benedetto Brin. In questi ultimi anni la brigata aveva affinato la propria identità di "truppa da sbarco". All'interno delle varie unità della Marina continuò di fatto ad esistere come specializzazione quella del "fuciliere", marinai in forza alle singole navi particolarmente abili col moschetto, ma senza che vi fosse un corpo che organizzasse queste forze.
Sulle navi principali si costituirono vere e proprie "unità speciali", che affiancavano al lavoro di marineria la capacità di combattimento a terra. Si trattava di compagnie comprendenti soldati, minatori e persino artiglierie.
Operazioni internazionali
Nel
1879 questi fanti di marina combatterono in
Tunisia, e nel
1889 furono impiegati sull'isola di
Creta. Nel
1900 un contingente della Fanteria "Real Marina" fu dispiegato in
Cina, per contribuire a contrastare la
rivolta dei Boxer.
Gli uomini del contingente operarono in un gruppo di forze internazionali alla guida del
sottotenente di vascello Ermanno Carlotto, cercando di mantenere aperti i collegamenti tra Tien-Tsin e
Pechino. Il
27 giugno 1900 il sottotenente Carlotto periva per via di ferite di combattimento, e la caserma cinese delle forze italiane venne a lui intitolata. Il
14 agosto le forze internazionali marciarono su Pechino, scacciando i rivoltosi, e nell'autunno la forza militare era già sufficientemente attestata per costituire un governo provvisorio.
In cambio dell'intervento l'Italia ottenne dal
1902 una concessione commerciale. Inoltre, all'Italia veniva riconosciuto il diritto ad avere una legazione a Pechino, la
concessione di Tientsin, nel
forte di Shan hai kwan. Inoltre, le venne concesso l'uso del porto di Ta ku. Carlotto fu insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare, e il suo nome fu assegnato ad una
cannoniera, impiegata anch'essa più di vent'anni dopo nel teatro cinese.
Nel
1911 i reparti di fanteria di marina furono schierati in
Grecia, attaccando dalle motosiluranti nella baia di Prevesa, ed in
Libia, con l'ordine di bloccare le coste, fatto che diede inizio al conflitto italo-turco. I 1605 uomini della fanteria del mare sbarcarono a
Tripoli al comando del capitano di vascello
Umberto Cagni, dopo che la città era stata colpita da un fuoco di artiglieria navale.
Vennero presi i principali porti dell'area. Il
4 ottobre 1911 fu conquistata
Tobruch, il giorno successivo Tripoli, il
18 ottobre Derna.
Bengasiseguì dopo due soli giorni, e
Homs il giorno subito dopo. Finita la serie di conquiste, pagate a caro prezzo, il battaglione venne rilevato dalle forze del Regio Esercito, che proseguirono la conquista dell'area.
La prima guerra mondiale [modifica]
Nel
1915 viene costituita in via non ufficiale la "Brigata Marina", un corpo composto da un reggimento di tre battaglioni di fucilieri (poi aumentati a cinque), e da un'unità di
artiglieria. La Brigata non era costituita ufficialmente, per cui non era dotata di
bandiera di combattimento. Già nel giugno di quell'anno una compagnia di marina teneva la città di
Grado, mentre il "Gruppo Amalfi" (255 uomini scelti tra i superstiti
incrociatore Amalfi, affondato da un
sommergibile austriaco il
7 luglio 1915) affiancava bersaglieri e fanteria dell'XI
Corpo d'armata schierato sul
Carso.
Nell'ottobre 1915 fu costituito il primo nucleo delle rinnovate forze di Marina, un gruppo di 100 pezzi d'artiglieria di calibro misto chiamato "Raggruppamento Artiglieria Marina", e facente parte formalmente del VII Corpo d'armata.
La Brigata fu impegnata nella difesa di
Venezia, città che subì diversi attacchi dagli
austriaci con assalti via mare e via terra. Vista l'importanza strategica della città, e il grande pericolo che correva, vennero raccolti alla difesa tutti i marinai distaccati nella zona di Venezia, per costituire una brigata di fucilieri di marina, che mantenne il nome di "Brigata Marina". Tre battaglioni di fucilieri (
Monfalcone,
Grado e
Caorle) ed uno di artiglieria vennero raccolti in un reggimento, che si trovò subito ad essere impegnato in battaglia.
Dopo i primi scontri sostenuti dal
Monfalcone, un quarto battaglione venne aggregato al reggimento, composto da marinai provenienti da
Messina e
La Spezia, col nome di
Golametto. In questa occasione l'addestramento dei fucilieri, per quanto sinora svolto solo in via informale dopo lo scioglimento del reparto ufficiale, si rivelò provvidenziale e i soldati italiani ricacciarono più volte in mare i determinati soldati austriaci.
Tra il
1917 e il
1918, sul Piave, il reggimento subì numerose perdite: 384 caduti e più di 1.500 feriti e mutilati. Il coraggio e la forza degli uomini impiegati in quelle battaglie però divenne leggendario, poiché il reggimento non ebbe alcun prigioniero né dispersi, e al contrario riuscì a catturare 1268 soldati nemici. Queste eroiche imprese vennero coronate da 584 ricompense al valore militare agli uomini del reggimento, da una croce di Cavaliere dell'
Ordine Militare di Savoia e da una
Medaglia d'Argento al alla Bandiera, 42 promozioni per meriti e da 19 citazioni in Bollettini del Comando Supremo.
Dal
9 aprile 1918 il
Monfalcone, reintitolato ad
Andrea Bafile, prima medaglia d'oro del reggimento, venne dislocato sul
Piave insieme ad un altro battaglione, il quinto, denominato
Battaglione Navi.
Nasce il San Marco [modifica]
Venezia, memore del valore mostrato da quegli uomini nel proprio territorio, su volontà del sindaco
Filippo Grimani donò al reparto il nome di
San Marco (dal
25 marzo 1919), patrono della città, ed il proprio
stemma, il leone alato (dall'aprile successivo). Nacque così ufficialmente il
San Marco.
Con queste parole si relazionò al re l'udienza con la quale avvenne con decreto la nascita del Reggimento:
| « Ministero della marina, Relazione a S.M. del 17 marzo 1919.
Allorquando, alla fine dell'anno 1917, la minaccia nemica tragicamente incombeva su Venezia, un battaglione di marinai, rapidamente costituito coi reparti che ebbero già a presidiare le città di Grado e di Monfalcone, accorse alla difesa del basso Piave.
Ben presto il battaglione, per incessanti proffertie volontarie di capi e gregari, divenne reggimento e come tale ha scritta la sua pagina di storia gloriosa arrossando col migliore sangue gli acquitrini che vanno da capo Sile a Cortellazzo.
Sire.!
è storia di ieri, ma scritta con caratteri d'oro, il modo superbo con cui il reggimento marina ebbe a opporre un argine alla tracotanza avversaria superando ostacoli che parevano insormontabili tra i più grandi disagi di un terreno, dove, all'insidia del nemico, si aggiungeva quella della natura.
Sire!
Venezia "sempre memore" ha voluto e chiesto a mezzo del primo magistrato, che al fatidici nome di "San Marco" si intitolasse il Reggimento Marina, consacrando così il suo sentimento d'amore e di riconoscenza verso gli eroi che hanno protetto, colla sua esistenza, la sua bellezza immortale.
Sire!
A tale voto non ho potuto a meno di aderire e perciò che, sicuro di interpretare anche i sentimenti dell'animo della maestà vostra, sottopongo alla sua augusta firma, l'unito decreto che varrà a tramandare alla storia con il nome "San Marco" il Reggimento Marina.
Firmato: Del Bono per copia conforme
il capo dell'Uff. Leggi e Decreti Bozzi » |
All'inizio del
1925 il
San Marco ritornò in
Cina, a
Tientsin, per tutelare il territorio in concessione ai residenti italiani, dove avevano sede numerosi interessi commerciali dello stato nell'area orientale. I 300 fucilieri (su 1500 totali) vennero ospitati nella
Caserma "Carlotto", andando a costituire il
Battaglione Italiano in Cina. I soldati della concessione organizzarono persino una squadra di calcio, grazie alla presenza tra i soldati di alcuni ex giocatori: la squadra era considerata quasi al livello di una nazionale
[2].
Nel
1936 il
San Marco fu impegnato su diversi fronti: contro l'impero Etiopico, a Tangeri e nello sbarco in
Albania (1939). Il reggimento ebbe un ruolo di primissimo piano nelle campagne coloniali italiane e nella
seconda guerra mondiale, venendo impiegato sia nell'
Egeo che in
Africa, partecipando anche alla difesa di
Tobruch.
La seconda guerra mondiale [modifica]
Già dal
15 agosto 1939 il reggimento venne mobilitato: il
1º settembre Hitler invase la
Polonia: vennero richiamati i riservisti, il contingente cinese fu rafforzato e il grosso del San Marco venne radunato a
Pola, dove venne ristrutturato dal 1940 come reggimento composto da due battaglioni (
Grado e
Bafile).
Nel novembre
1942 le forze della fanteria di marina occuparono la
Corsica e
Tolone, per contrastare le forze della
Francia Libera passate sotto il controllo alleato.
Durante tutta la guerra il reparto, talvolta operando abbastanza strettamente con la nota X MAS, fu davvero un reparto di primo ordine al servizio di
Supermarina. Dal
10 gennaio 1943 il reggimento venne di nuovo riorganizzato in sette battaglioni:
Grado,
Bafile,
Tobruch,
Caorle, i classici reparti puri di fanteria da sbarco, a cui si aggiungevano i reparti speciali "Reparto Mobile Milmart - Centurione Porcelli" (artiglieria marittima), plotone "G" (genieri) e il plotone "N.P" (nuotatori-paracadusti). Il Battaglione
Bafile non era l'originale del 1918: dopo la battaglia di Tobruch il
Bafile, che si era particolarmente distinto nella lotta contro gli inglesi, venne rinominato per l'appunto
Tobruch, e il nome fu ripreso per un nuovo battaglione costituito nel 1942.
Le operazioni in Libia

Nell'autunno 1941, dopo una lunga stasi operativa, in previsione dell'offensiva il Comando Sup. Forze Armate in Africa Settentrionale, richiese con urgenza l'invio di truppe scelte dall'Italia, per impiegarle in missioni di sabotaggio oltre le linee nemiche, allo scopo di scompaginare il sistema di rifornimento nemico. Alla richiesta fu interessata anche la Marina che il 6 novembre decise di trasferire in Cirenaica tre compagnie del San Marco.
[3]Il 10 novembre fu costituito il cosiddetto III Btg. San Marco in Africa Settentrionale, forte di 536 uomini. Il 18 novembre il San Marco s'attestò nel settore costiero tra Alba Fiorita e Ras Hilal, del quale il Btg. doveva assumere la difesa e nel contempo dedicarsi ad un rapido addestramento. Lo stesso giorno doveva iniziare l'operazione "Crusader" da parte dei britannici per cui l'Asse dovette rinunciare a propositi offensivi. Il San Marco a questo punto dovette essere subito trasformato in reparto di linea. Vinta la battaglia di Bir El Gobi, l'8 dicembre gli inglesi raggiunsero e superarono Tobruch, avanzando con celerità verso ovest la linea difensiva Italo-Tedesca dovette ripiegare sul confine tra la Cirenaica e Sirtica.
Il 21 gennaio 1942 il Gen.
Erwin Rommel, che nel frattempo aveva riordinato le proprie forze, pensò alla controffensiva. Il San Marco fu tra i primi ad avanzare: raggiunse Agedabia il 22 e si schierò a difesa con fronte verso nord. Nella notte del 25 gennaio fu raggiunta Antelat, località di strategica importanza. Nel prendere possesso della zona il Btg. dovette affrontare duri scontri che causarono perdite, seppure lievi. La sosta ad Antelat, più lunga del previsto, doveva contrassegnare un periodo particolarmente disagiato nella vita del San Marco che, disposto a caposaldo in pieno deserto si trovava ben lontano dal fronte (Bengasi era stata riconquistata il 29 gennaio).
Il 7 marzo il Btg. fu trasferito a Bengasi, per assumere la sorveglianza del porto e la difesa esterna della piazzaforte. L'11 maggio, su richiesta dello stesso
Rommel, il San Marco fu trasferito prima nel Golfo di Bomba, alle dipendenze dell'
Afrika Korps e poi al X Corpo d'armata, si sposto per difendere la pista di Tmimi su cui transitavano i rifornimenti per le colonne avanzanti. Nella notte del 15 giugno i capisaldi tenuti dagli uomini del San Marco furono attaccati da forze corazzate e motorizzate inglesi, che tentavano di rompere l'accerchiamento. L'attacco fu respinto e furono catturati due Bren Carrier in perfetta efficienza. Quando ormai era prossima la caduta di
Tobruch, in mano ancora inglese, il Battaglione fu fatto convergere verso la piazzaforte dove entrò alla testa delle truppe occupanti. Numerose ricompense militari furono assegnate per questo ciclo operativo, tra le altre ricordiamo la M.A. alla memoria al Sgt. Agostino Sacripanti e la M.B. al Ten. E. Busca, al S.T.V. G. Campiero ed al Capo Cannoniere R. Papini.
La caduta di
Tobruch poneva fine alla partecipazione delle successive azioni in
Egitto ed il San Marco assumeva il servizio di sicurezza portuale e la difesa costiera.
Il 5 settembre, ad Alam el-Halfa, l'ultima offensiva dell'Asse s'infrangeva sulle difese britanniche, segnando il definitivo declino delle mire verso il
Nilo. Inizialmente la controffensiva nemica non fu così massiccia ed il compito di logorare l'avversario era affidato all'aviazione, ormai padrona incontrastata dei cieli. Il Comando britannico a questo punto poneva la propria attenzione su Tobruch. Sfruttando le tecniche e le esperienze acquisite anche su altri fronti pianificò un'azione di commando, da terra e dal mare per neutralizzare definitivamente la piazzaforte. All'operazione, denominata
Agreement furono destinati 600 uomini, oltre ad un incrociatore, dieci cacciatorpediniere, un sommergibile ed una ventina di motocannoniere, organizzati in cinque gruppi.
Il piano, basato sulla sorpresa, il tempismo, l'addestramento e il coordinamento delle forze partecipanti, non teneva in conto però la capacità difensiva del nemico. Gli inglesi stimavano la presenza in qualche migliaio di "low grade Italian troops" oltre a pochi tedeschi dell'artiglieria antiaerea. Erano anche previsti trucchi ed inganni, come ad esempio i due cacciatorpediniere che dovevano assumere la tinteggiatura italiana e che si sarebbero dovuti fermare dinanzi a Tobruch emettendo fumo e simulando uno sbandamento, per dare l'impressione da terra e dall'aria di essere in presenza di un'unità italiana danneggiata. L'attacco di commando avvenne durante un raid aereo, alcune batterie costiere furono neutralizzate con l'effetto della sorpresa e del trambusto degli attacchi aerei. Ma alla batteria Grasso le sentinelle si erano accorte dell'attacco e riuscirono a dare l'allarme. Reparti del San Marco passarono immediatamente all'azione arrestando le forze inglesi incontrate.
Le altre forze da sbarco britanniche trovarono la ferma resistenza degli italiani. L'opposizione del San Marco e la maggiore distanza tra il luogo di sbarco e l'obiettivo furono fatali ai Royal Marines. Il disegno britannico a questo punto era ormai chiaro, così come evidente si profilava il suo fallimento. Infatti, il cacciatorpediniere inglese
Sikh impegnato a far sbarcare la seconda ondata fu preso sotto tiro dalle batterie costiere e venne ben presto neutralizzato. Gli aerei da caccia italiani, alzatisi in volo mitragliarono i natanti nemici al largo. Quando i britannici si accorsero di avere davanti un avversario deciso ad annientarli si arresero, mal dissimulando lo smacco. Tra i commenti di un ufficiale italiano ai prigionieri catturati, alcuni dei quali in divisa tedesca, "siete un magnifico gruppo di banditi in uniforme"
[4] Il fallimento dell'operazione "Agreement" costò agli inglesi mezzo migliaio di uomini, oltre a quelli delle navi affondate, a fronte di 15 italiani morti, di cui 5 del Battaglione San Marco.
Il Battaglione ebbe la citazione nel Bollettino del Comando Supremo e pochi giorni dopo esso fu autorizzato a mutare il nome da III Btg. San Marco in Africa Settentrionale in Battaglione
Tobruch. L'offensiva del Maresciallo
Bernard Law Montgomery, ormai inevitabile, iniziò ad
El Alamein nella notte del 23 ottobre 1942. Dopo la tenace resistenza iniziale, l'Armata dell'Asse avviò la graduale ritirata dall'Egitto verso la
Libia. Con gli altri ripiegarono anche i nuclei avanzati del San Marco dislocati a Marsa Matruch (Reparto Gamma). Il 7 novembre iniziò lo sgombero della stessa
Tobruch, ad eccezione del Btg. Tobruch del San Marco che rimase in funzione di retroguardia. Nella notte del 22 il San Marco lasciò la
Libia per attestarsi in
Tunisia. Si concluse così la campagna di Libia, alla quale aveva partecipato per 14 mesi ed aveva lasciato sui campi di battaglia il 12% delle sue forze.
Le forze del reggimento, rimaste compatte e schierate fino all'ultimo nonostante le ingenti perdite ed essere state letteralmente annientate nell'attacco alleato, furono le ultime ad arrendersi. La bandiera del reggimento
San Marco fu l'ultima bandiera militare dell'Asse ad abbassarsi in Africa, due giorni dopo la resa dell'
Heeresgruppe Afrika di
Hans-Jürgen von Arnim. Il generale tedesco
Jürgen von Armin, successore di
Rommel a capo dell'
Afrika Korps, affermò che il
San Marco aveva
i migliori soldati che avesse mai comandato in Tunisia.
Per via di questa sconfitta saltò la prevista
conquista di Malta, che avrebbe visto il
San Marco impegnato con la Forza Navale Speciale, insieme ai paracadutisti della
Folgore e ai battaglioni da sbarco della
MVSN.
Dopo l'armistizio [modifica]
L'
8 settembre 1943 con la firma dell'
armistizio il reggimento si unì formalmente alle forze alleate, partecipando alla guerra di liberazione.
Nella
Repubblica Sociale Italiana la
3ª Divisione granatieri, formata il 1º dicembre 1943 nel campo di addestramento di Grafenwhor in Germania, venne rinominata il 20 aprile 1944 come
3ª Divisione di fanteria di marina "San Marco". Era formata con personale dell'ex
Regio Esercito reclutato tra quelli internati in Germania dopo il
Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943 e da personale reclutato in Italia nel marzo-aprile 1944. A differenza del Reggimento "San Marco", che dipendeva dalla
Regia Marina, la Divisione "San Marco" era parte dell'
Esercito Nazionale Repubblicano, ed il suo unico labile collegamento con il "San Marco" originario era la presenza nelle sue file di circa un centinaio di volontari provenienti dal disciolto Battaglione "Caorle".

1944:Marò della Decima MAS.
La
divisione, composta da 16.000 uomini e 600 ufficiali, era organizzata come segue :
- Comando e Compagnia comando
- 3ª Compagnia Guardia Nazionale Repubblicana ferroviaria
- 3ª Compagnia Guardia Nazionale Repubblicana stradale
- 3ª Sezione Guardia Nazionale Repubblicana (polizia militare)
- 3ª Compagnia controcarro
- III Gruppo rifornimenti
- III Battaglione trasporti
- III Battaglioni pionieri
- III Gruppo collegamenti
- III Gruppo esplorante
- III Battaglione complementi
- 5º Reggimento fanteria di marina, su:
-
- Comando e Compagnia comando
- I, II e III Battaglione
- 6º Reggimento fanteria di marina, su:
- Comando e Compagnia comando
- I, II e III Battaglione
- 3º Reggimento di artiglieria alpina, su:
-
- Comando e batteria comando
- I, II, III e IV Gruppo artiglieria
-

Duramente addestrata da ufficiali italiani con supervisione germanica fino al luglio dello stesso anno, essa andò a costituire una delle quattro divisioni di cui era composto l'esercito della Repubblica Sociale Italiana, assieme alla
"Italia", la
"Littorio" e la
"Monterosa".
Dopo la consegna della bandiera del reggimento (
18 luglio 1944), la divisione tornò in Italia via ferrovia in agosto e fu in gran parte schierata in
Liguria per contrastare un possibile sbarco alleato.
Due battaglioni della Divisione
"San Marco" vennero distaccati in
Garfagnana ed impiegati in combattimento in supporto del Gruppo Tattico della Divisione alpina
"Monterosa" (III Battaglione del 5º Reggimento dal 15 settembre 1944, e II Battaglione del 6º Reggimento dal novembre 1944). I due battaglioni tornarono alle dipendenze della divisione a fine marzo 1945.
Il
23 aprile 1945 la Divisione iniziò il ripiegamento, conclusasi il
30 aprile sul Ticino, come da ordine ricevuto dal Maresciallo Graziani. Essa ebbe 1.950 caduti, la metà della quale uccisi dai partigiani ad armi rese.
[5]Nella Regia Marina durante la cobelligeranza
La parte del reggimento rimasta in Cina dopo l'
8 settembre 1943 ricevette l'ordine da
Roma di affondare le unità navali, distruggere gli archivi ed arrendersi. La caserma venne circondata da soldati
Giapponesi: caduta la difesa, gli uomini del reggimento vennero in gran parte internati in
Manciuria, salvo coloro che decisero di collaborare con i Giapponesi e che furono mandati a lavorare nei cantieri navali. Molti di coloro che non accettarono la collaborazione risultarono dispersi, alla fine del conflitto.
I reparti che si aggregarono alle forze di liberazione del
Regno del Sud furono ricostituiti come
Reggimento "San Marco" sotto la
Regia Marina nel gennaio 1944. Furono inseriti nella II Brigata del
Corpo Italiano di Liberazione e a partire dal
24 settembre 1944 vennero congiunti nel Gruppo di Combattimento
Folgore. Furono insigniti dell'onore di entrare per primi nella città di
Venezia.
Il dopoguerra: riorganizzazioni e missioni di polizia internazionali [modifica]
Nel immediato dopoguerra (
1951) i Fucilieri di Marina vennero riuniti ai
Lagunari nell'unità interforze Esercito-Marina denominata
Settore Forze Lagunari, e stanziati a
Villa Vicentina, presso
Udine. Il Settore Forze Lagunari era composto da due battaglioni, il Piave e il Marghera: i "marò" del San Marco costituivano la compagnia anfibia, i lagunari dell'esercito la compagnia autoportata. Nel novembre dello stesso anno l'unità fu di nuovo in prima linea, questa volta in una missione di pace: gli uomini del San Marco furono i tra primi a prestare soccorso agli alluvionati del
Polesine.
Nel
1956 il Battaglione venne sciolto. La componente dell'esercito che costituiva il Battaglione a partire dal
1º luglio 1957 venne riorganizzata nel Battaglione
Isonzo, un'unità meccanizzata (di cui un gruppo su tre anfibio) unita dopo soli due mesi nel Raggruppamento Lagunare con i battaglioni anfibi
Marghera e
Piave. Dal primo luglio dell'anno successivo il raggruppamento divenne
Reparto Lagunare Appoggio, gettando le basi per la prossima costituzione del
Reggimento Lagunari Serenissima. Alla caserma Andrea Bafile di Villa Vicentina dove aveva sede il Battaglione Isonzo, la Marina Militare inviò il personale di leva reclutato ed assegnato al gruppo 13°della Marina Militare (I Marò del Battaglione San marco) fino al secondo contingente 1963 I vertici della Marina decisero di ricostituire il
San Marco come battaglione nel
1964. La base venne trasferita a
Taranto, presso i Baraccamenti Cugini; dal
1972 fu spostata nel castello di
Brindisi, all'interno della Stazione Navale, venendo raggruppato con la III Divisione navale, insieme a tutte le altre unità anfibie della Marina.
Le missioni all'estero
Nel
1987 il
San Marco fu presente nel
Golfo Persico. Il conflitto
Iran-
Iraq si era esteso alle rotte commerciali del Golfo, arrivando a minacciare gli interessi commerciali dei paesi occidentali. Gli Iraniani accusarono
Arabia Saudita e
Stati Uniti di supportare militarmente l'Iraq, e cominciarono a colpire le navi occidentali in transito. L'Italia inizialmente non partecipò alla forza multinazionale
ONU, salvo poi essere spinta ad intervenire il
3 agosto successivo dopo l'assalto
iraniano alla una nave italiana
Jolly Rubino.
A partire dal 16 settembre
1996 il contingente è entrato a far parte della SILF (Spanish Italian Landing Force), una forza da sbarco congiunta italo-spagnola, attivata il 23 novembre successivo e destinata ad operare nei teatri di combattimento internazionali per conto della NATO. Il SILF è strutturato in forma di Brigata Anfibia, composta da due reggimenti di manovra, da artiglierie e armi di supporto anticarro ed antiaeree, ricognitori e demolitori, genieri, elicotteri e supporto aereo, IFV e mezzi da combattimento o assalto.
Negli anni 2000, la forza da sbarco ha partecipato a stretta collaborazione con l'
Esercito Italiano nelle missioni in
Afghanistan ed in
Iraq, e non ultima come forza d'entrata (in collaborazione con il Reggimento lagunari dell'Esercito) in
Libano nella missione a mandato
ONU UNIFIL 2.
L'organizzazione

Dettaglio della divisa del San Marco, 2 giugno 2007
Il
San Marco è un'unità altamente preparata, attrezzata e organizzata. Dal
1991 è stanziato a
Brindisi in una caserma intitolata a
Ermanno Carlotto, l'eroe dell'impresa cinese, costruita appositamente in contrada Brancasi. Nella caserma oltre alla sede dei Fucilieri di Marina si trova il centro di addestramento dello SDI, il
Servizio Difesa Installazioni; la caserma è dotata di un'area di addestramento presso le
Isole Pedagne, vicino a Brindisi.
In virtù della molteplicità di competenze raccolte nel reggimento, è in grado di operare con autonomia in combattimento, sia in missioni di combattimento che nelle moderne missioni di
peacekeeping. Molti marò del Reggimento
San Marcopossiedono anche il brevetto di
Ardito Incursore e collaborano talvolta con gli operatori del
COMSUBIN.
Il reggimento San Marco, è annoverato tra le
Unità di Coronamento per Operazioni Speciali (TIER 3) delle
Forze speciali italiane.
Mezzi navali
Il reggimento può contare oggi su tre navi da assalto anfibio
LPD costruite appositamente per il
San Marco da
Fincantieri: le due navi
classeSan Giorgio: la
San Giorgio e la
San Marco e la migliorata e potenziata
San Giusto (L 9894). Ogni nave può portare un intero battaglione di 300 uomini e 36 veicoli corazzati ed è inoltre dotata di una pista di atterraggio capace di ospitare tre velivoli.
Fino al
1988 il compito era svolto da due obsolete navi di costruzione
Stati Uniti, la
Grado e la
Caorle, acquisite nel
1972, e prima ancora da due unità, sempre di origine statunitense,
Etna ed
Anteo, acquisite nel
1962 che avevano affiancato le vecchie unità della
Classe Stromboli e che nel loro compito erano state a sua volta affiancale dalla
Bafile altra unità proveniente dalla
US Navy.
A poppa, le San Giorgio ospitano un bacino allagabile, che immette direttamente sul mare e consente lo sbarco rapido dei veicoli anfibi.
Struttura
- Reggimento San Marco (comandato da un capitano di vascello)
- Reparto Comando
- Battaglione Assalto Grado
- Battaglione Logistico da Combattimento Golametto
- Compagnia Operazioni Navali
- Compagnia Operazioni Speciali Bafile
La Forza da sbarco
Le unità della Forza da Sbarco della Marina Militare sono così costituite:
- il Reggimento San Marco, è la pedina operativa della Forza da Sbarco
- Reparto Comando, formato dal comando di reggimento, compagnia C4 ed una Sezione speciale dedicata al coordinamento del fuoco di supporto (Sez. C.C.F.) composta da più nuclei J-FCT, squadre uniche nel loro genere per la capacità di controllare tutte le sorgenti del fuoco (Aereo, Terrestre e Navale).
- Battaglione Assalto Grado, pedina da combattimento della Forza da Sbarco, è organizzato su un comando, plotone radio, plotone pionieri/EOD, tre compagnie assalto (ognuna con plotone comando, tre plotoni assalto e un plotone controcarro) e una compagnia armi (con plotone comando, due plotoni mortai medi, plotone mortai pesanti e plotone missili).
- Battaglione Logistico da Combattimento Golametto, strutturato su comando, compagnia logistica, compagnia trasporti, e compagnia sanità. Provvede al sostegno logistico del battaglione Grado, e fornisce gli autisti dei vari mezzi blindati in dotazione alla forza da sbarco.
- Il Reggimento Carlotto è invece la pedina logistica.
- Il Battaglione Scuole Caorle si occupa della formazione di tutto il personale destinato alla Forza da Sbarco e non,
- il Battaglione Logistico Cortellazzo si occupa delle infrastrutture della base a Brancasi, e della manutenzione di tutti i veicoli e tutti gli apparati in dotazione alla Forza da Sbarco.
- Il Gruppo Mezzi da Sbarco invece gestisce le unità navali minori e le veloci motonavi da sbarco: il Gruppo è al comando di un capitano di fregata.
Modalità di impiego [modifica]
Il San Marco è una unità professionale e costituisce il fulcro della Forza da sbarco italiana. Sebbene recentemente non sia stato necessario svolgere operazioni per le quali il San Marco è addestrato, il Reggimento opera normalmente nei seguenti teatri operativi come testimoniato dalle operazioni effettuate:
- Litoranei costieri, forza anfibia (Libano)
- Montagna, territori montuosi (Kosovo, addestramento nel Nevada (USA))
- Territori particolarmente freddi, montagna
- Deserto o territori aridi (Afghanistan, Iraq)
- Territori anfibi, giungla (addestramento in Africa Centrale)
Il Reggimento San Marco è l'unico reparto italiano ed uno dei pochi reparti europei a poter condurre simultaneamente ed indipendentemente (senza l'intervento di altri reparti) azioni via mare (come lo sbarco), via terra (come attacchi meccanizzati e di artiglieria) e via aerea (da truppe elitrasportate grazie ad esempio agli elicotteri in dotazione).
L'addestramento
Gli operativi del San Marco sono scelti tra i VFP4 della scuola sottufficiali della Marina Militare di
Taranto.
Dopo un periodo di incorporamento di due settimane, vi è un primo corso di 4/5 settimane per la selezione degli idonei, che vengono inviati alla caserma Carlotto per il corso gestito dal Battaglione Scuole
Caorle. L'addestramento prevede una prima fase di otto settimane per l'addestramento fisico, e una seconda di 12 settimane che comprende i corsi tecnici. In questa seconda fase i soldati vengono addestrati alle varie specializzazioni (
mortaista,
missilista, assaltatore e pioniere).
I soldati idonei prima di poter essere mandati in azione devono partecipare a due esercitazioni su scala nazionale o NATO.
Gli ufficiali sono reclutati dai Corsi Normali e Speciali del corpo di stato maggiore dell'
Accademia Navale: per i Ruoli Normali si chiede al 4º anno di voler prendere la qualificazione anfibia. Terminati gli studi in accademia, previa visita medica (che si ricorda, fanno anche i volontari e i sottufficiali), si viene inviati a Brindisi per un anno ultimando la preparazione per un ulteriore anno negli USA, a Quantico Marines Base (Virginia) con gli US Marines ed i Royal Marines.
Le tattiche
Gli assalti anfibi hanno subito una notevole evoluzione negli ultimi decenni, per via dei miglioramenti dei sistemi offensivi e difensivi.
La prima fase di un attacco prevede l'intervento di squadre
DOA e
RECON, rispettivamente Demolitori Ostacoli Antisbarco e Ricognitori. Questi specialisti vengono portati in zona di operazioni in modo segreto, con gommoni o elicotteri, e svolgono una prima analisi del teatro di operazioni.
Le squadre RECON forniscono al comando informazioni sull'area, mentre i DOA procedono al sabotaggio delle postazioni nemiche più pericolose. In seguito predispongono la bonifica di eventuali ostacoli antisbarco o mine, tramite esplosivi ("controcariche").
Una volta preparata la bonifica dell'area, le navi della forza di sbarco aprono il fuoco, coadiuvate dai velivoli, e i genieri fanno detonare le cariche piazzate sugli ostacoli e sulle difese. Intanto dalle San Giorgio i mezzi anfibi vengono lanciati verso la costa, attraverso il canale di sbarco aperto dai DOA.
Rispetto al passato, oggi le operazioni di sbarco si svolgono ad alta velocità, per evitare perdite dovute al lento stazionamento in mare aperto; tramite motobarche veloci si portano a terra le squadre, composte da otto uomini ognuna.
Dopo la prima ondata di fanteria anfibia, vengono sbarcati i veicoli d'assalto anfibi, che concludono la presa della testa di ponte, ed in seguito si sbarcano i corazzati pesanti e i cingolati (VCC-1) tramite mezzi da sbarco. Per ultimi vengono sbarcati i mezzi su ruote

Corazzati
Aviazione
Vascelli